domenica 1 settembre 2013

Il Leader come protagonista

Il potere personale consiste nel prendere la propria vita sottobraccio e accompagnarla verso gli obiettivi che la persona decide.
Molti al loro potere personale non hanno mai pensato. Vivono come “belli addormentati”, aspettando che la vita decida cosa fare di loro.

La medicina, studiando i vari tipi di questo sonno, hanno riconosciuto due tipi di sonno del potere personale. Il tipo più grave e dannoso è il “sonno di stadio 4”.
I dormienti di stato 4 sono coloro che si pongono consapevolmente nella situazione di chi prende atto della vita, senza concepire altre alternative che accettarla come si presenta (e come si è), che credono alle notizie sui giornali e alle pubblicità, che giocano al lotto, che si ammalano ogni volta che c’è un'ondata di influenza.
Stanno seduti sulla stessa sponda del fiume da anni, vissuti dalla vita, attraversati dagli avvenimenti.
E non sanno di morire un poco ogni giorno avendo sprecato il loro potere e possibilità, senza aver vissuto. Meno grave, ma più crudele, è la situazione degli “addormentati disturbati”, quelli del sonno di stadio 1. Essi hanno il ben noto “sussulto del dormiente”. Con momenti di risveglio lucido e improvviso nel quale si accorgono che esiste un modo di vivere intenso e interessante, durante il quale se sono sereni si sentono forti.
Capiscono di avere della potenza da esplicare, ma l’idea di prepararsi ad agire, di doversi mettere in moto, di doversi scegliere dei compagni di viaggio li frena e li trattiene.
“E se poi non serve? E cosa diranno gli altri? E se mi rendo ridicolo? E se mi faccio male? E se soffro?” Ed ecco che arriva la paura che si traveste da buon senso, da prudenza, da capacità di accontentarsi. “Forse la mia vita non è poi così male. Chi si accontenta gode”.

Quindi voglio e devo rivolgermi alle persone sveglie e consapevoli, che vogliono confermare ed applicare il loro potere spirituale e rinforzare l’impegno ed il piacere di vivere esercitandolo.

Bisogna scegliere un modo di vivere, una consapevolezza di sé, una partecipazione ai rapporti con gli altri, che ci offra la possibilità di avere fiducia in sé, di essere rispettati, di essere leader, di avere successo in ciò che si vuol fare.

DIVENTARE PROTAGONISTA DELLA PROPRIA VITA
Dovremmo sapere cosa vuol dire “protagonista” se abbiamo esperienza teatrale. Dal greco “protos” che significa primo. Il protagonista-leader occupa il posto centrale in qualsiasi campo, è al centro di ogni vicenda, dà il suo marchio nell’ambito in cui opera e vive.
E’ sempre popolare nell’ambito in cui vive, che lo riconosce come meritevole di grande attenzione.



I PROTAGONISTI
E’ come se costoro avessero deciso, consapevolmente o meno, di assumersi la responsabilità di essere vivi e quindi di agire in modo auto-realizzante sia nelle piccole azioni, sia nelle grandi scelte.
Quando accettano o devono fare un lavoro che non piace o si accorgono di avere una malattia, non stanno sul dolore o la rassegnazione, ma si organizzano rapidamente e lucidamente per modificare la situazione e perdere meno terreno possibile nei confronti della vita.

Il rispetto di sé viene prima del rispetto degli altri. Ma non è egoismo. Si tratta di dignità, di autosufficienza, di autonomia (autos e nomos = regola se stesso). E può apparire, a seconda dei soggetti: leggero distacco, spazio tra sé e gli altri ma, soprattutto, accettazione ed elezione della solitudine, non come rifugio in se stessi, ma come luogo della sorgente vitale e della ricarica spirituale.
I protagonisti-leader stanno volentieri con gli altri, sono socievoli e trascinatori, quasi sempre anche leader carismatici (ascendente o carisma personale), ma sentono come indispensabile il bisogno di rimanere ogni tanto da soli, di stare con se stessi, di riflettere (pensare), di organizzare per proprio conto la propria energia. (Capacità di gestire le proprie fonti di energia: fisica, mentale, sensuale emotiva).

E’ proprio l’energia la loro caratteristica principale. Una energia con le quattro “E”.
“Energy”: avere energia;
“Energize”: capacità di trasmettere energia agli altri;
“Edge”: la volontà, voglia, desiderio, di vincere;
“Execute”: la decisione di agire

Una volta si pensava che la “conoscenza” fosse il differenziale strategico tra le persone. Essa è ancora fondamentale. Ma la si può acquisire studiando, la specializzazione la si può comprare. Solo l’energia personale c’è sempre. E si trova solo dentro alle singole persone. Ma bisogna risvegliarla. E i dormienti non lo sanno, o non hanno la tensione ad usarla. I leader sì.

La persona energica produce valore, che si traduce in potere. Ed è proprio il potere l’altra consapevolezza distintiva del leader. Il potere nelle sue tre forme di uso: potenza, potenziale, potenziamento.
La potenza definisce la sensazione di possibilità, di forza in uso nel presente, il numero di giri del motore mentre viaggia. L’energia dell’azione.
Il potenziale definisce l’energia di riserva, la carica accumulata, il progetto interiore, le mete da raggiungere non ancora messe in atto. Il potenziale umano del leader è di tipo auto promozionale: quello focalizzato sulla volontà di vivere e di realizzare.
Il potenziamento definisce la trasformazione del potenziale e viceversa; il cambiamento ed il miglioramento dell’agire attraverso l’impegno e l’espressione delle proprie risorse interiori.
Le persone fanno potenziamento quando si sforzano di migliorare le loro reazioni o di aumentare le loro conoscenze e capacità. Il potenziamento viene spesso realizzato grazie l’intervento di altre persone che stimolano, indicano le modalità, le vie per il miglioramento delle prestazioni. E’ il compito di genitori, educatori, capi, maestri, allenatori.

Il leader si potenzia da solo, per istinto, perché si diverte e si realizza nella sfida continua con i propri limiti.
Messner, il primo a scalare tutti gli 8000, quando cadde e non potè più scalare, si trasformò in esploratore: “Per me vivere vuol dire andare oltre. Ogni giorno è un punto di partenza”.
Per ogni leader non esiste limite fisso ed invalicabile, in nessun campo. Ogni risultato raggiunto diventa la constatazione che era possibile e si trasforma in un nuovo punto di partenza. La sfida è sempre con sé stessi prima che con chiunque altro.

Non sono il successo o la popolarità a giustificare l’impegno e la tenacia del leader per l’autopotenziamento. Ciò che lo muove è proprio il concetto di “potere”: possibilità e potenza a disposizione, creazione di realtà nuove, influenzamento di quelle esistenti (protagonista). 

(Dal Seminario di Aletheia “Il Leader come Protagonista” – 25 Agosto – 1 Settembre 2013)

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