mercoledì 27 febbraio 2013

Schubert - L'arte di soffrire


Assai spesso l'esaltazione creativa è il risultato di uno stato fisico deficitario, l'euforia creativa l'altra faccia della depressione psichica, l'apparente eccedenza di energia non di rado un atto di forza. Qualcuno dice che la vera creatività nasce dall'intensità dell'esperienza emotiva.

Quando Franz Schubert viene assunto come assistente scolastico racconta: "E' vero, ogni volta che componevo, quella piccola marmaglia mi faceva tanto inquietare da farmi perdere il filo. Naturalmente li picchiavo di santa ragione"Ad un certo punto prese la decisione di sfuggire all'oppressione della scuola…….

(Franz Schubert)
Accetta il lavoro di insegnante privato a due giovani contessine: "Non c'è nessuno qui che sappia capire la vera arte, perciò sono solo con la mia amata e debbo celarla nella mia camera, nel pianoforte, nel petto. Pur se talvolta questa mi rattrista, tal altra mi fa sentire superiore".

"Le mie opere nascono solo grazie all'impegno musicale e al dolore; quelle nate soltanto dal dolore sembrano le meno gradite".

Il dolore da solo, per quanto violento, non può produrre nessuna arte.

Fuga nella nevrosi anziché legarsi alla passività, fuga nell'arte. L'arte diventa una seconda natura. Per vivere, per sopravvivere, Schubert deve produrre arte. Il lavoro è la nevrosi e nello stesso tempo l'unica terapia possibile della nevrosi. Non significa necessariamente che Schubert soffrisse anche durante il lavoro, anzi le ore dedicate al lavoro erano le uniche prive di sofferenza. 
Il patimento che le precedeva era indispensabile come stimolo?.. 
Nessuno gode a soffrire. Il patire è una capacità e dunque anche un'arte. Chi è capace di soffrire, chi sa convivere col proprio dolore, e non chi lo reprime o se ne difende, non deve portare o sopportare il dolore, ma effonderlo, trasferirlo. 

"Esiste davvero la musica allegra? Io non ne conosco nessuna".. 

E' il caso di un artista per il quale la solitudine è condizione indispensabile per il lavoro creativo che, a sua volta, porta l'isolamento sociale. Chi comincia a soffrire, continuerà a soffrire, perché l'organismo si è fatto ricettivo al dolore.
"Nessuno che comprenda il dolore dell'altro, nessuno che comprenda la gioia dell'altro"
Com-patire è impossibile, perché i sentimenti sono di volta in volta ritagliati a misura di un individuo e si sottraggono al linguaggio.