giovedì 16 giugno 2011

Il Crudele Potere dell'Arte


Seminario di
Specchi e Memorie:
“Il Crudele Potere
dell’Arte”
Santa Libera,
3 -12 Giugno 2011






Incontro di chiusura
Lettura “Introduzione alla Metamorfosi delle piante” di J. W. GOETHE
Quando ci troviamo ad analizzare una parte, la cui profondità rappresenta già di per sé un mondo straordinariamente vasto, sappiamo comunque che la nostra comprensione è inadeguata e che ci aspetta ancora la fatica di conoscere come la parte appartenga al tutto. Goethe aveva scritto che i suoi studi botanici, come tutti gli altri suoi studi di scienze naturali, gli erano serviti per rivelare il proprio senso interiore, il proprio modo d’essere. Sono studi che mostrano le relazioni strutturali esistenti tra il mondo dell’arte e quello della scienza in connessione alla dimensione esistenziale, autobiografica dello stesso ricercatore. Il processo infinito del sapere è analogo al processo infinito della conoscenza del proprio essere, entrambi implicano la realtà della loro presenza come condizione del processo conoscitivo che è esso stesso vita.
“Devo ammettere e presupporre me stesso” dice Goethe, “senza sapere neppure bene come sono fatto, mi studio sempre di continuo senza mai afferrare me stesso, me stesso e gli altri , e tuttavia si procede lietamente sempre avanti, più avanti! E così anche con il mondo! Anche se è di fronte a noi senza principio né fine, anche se se i suoi orizzonti sono senza confini e ciò che è vicino rimane impenetrabile, tuttavia non si potrà mai determinare né definire quanto profondamente lo spirito umano possa penetrare i propri misteri e quelli del mondo.”

*******
Massimo Giannetti:
Come possiamo capire che la parte appartiene al tutto? Goethe ci dice che pur continuando a studiare se stesso non potrà mai conoscersi. Eppure continua a farlo, con gioia. Andare avanti, sempre avanti.
E’ una buona conclusione per questo seminario. Certamente si è trattato di un lavoro faticoso, siamo tutti stanchi, ma di fronte a noi c’è questa straordinaria opportunità: continuare, pur sapendo che non ci sarà mai una fine a questo percorso. E’ questo il bello, è questa la parte eccitante: “Mi studio sempre di continuo senza mai afferrare pienamente me stesso”.
Questa possibilità, questo “procedere lietamente”, può essere trasferito anche agli altri.
E’ importante lavorare su un personaggio, su una visione, salire “sulle spalle dei Giganti”, ma ciò che questi straordinari personaggi che noi chiamiamo Giganti possono darci è anche la possibilità di vedere di più, di vedere oltre, di vedere altri Giganti. Sono tutti importanti, sono tutti dei mondi, dei patrimoni di informazioni utili per cogliere il Tutto, l’Insieme.
Abbiamo detto che si tratta di un processo faticoso, ma proviamo ad immaginare se da domani non avessimo più nulla da fare rispetto a questo percorso: cosa faremmo? C’è la quotidianità, che di certo non può bastarci.
Abbiamo incontrato il pensiero di grandi pensatori, che ci hanno stimolato e ci hanno aiutato a fare delle scoperte: adesso, come continuare? Possiamo sicuramente approfondire, ricercare, studiare, porci nuove domande, proporre ipotesi di risposta, collegarci ad altre visioni.
Non dobbiamo però soltanto andare a vedere cosa altri hanno detto, ma è necessario far chiarezza su cosa noi pensiamo rispetto ai temi in questione, nel senso che dopo aver conosciuto le visioni dei grandi il nostro pensiero dovrebbe potersi essere modificato. Alla luce delle nuove scoperte, cosa pensiamo e sentiamo adesso?
Abbiamo immagazzinato molto dati: dobbiamo elaborarli e trasformarli in qualcosa di nuovo, usando i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni. E’ l’inizio del processo creativo.
Può essere molto utile individuare nelle visioni dei Giganti delle frasi, dei brani da imparare a memoria. Una delle cause della decadenza dell’uomo moderno sta nel fatto che non impariamo più nulla a memoria.
Anche dal punto di vista teatrale, se dentro di noi ci sono parole, immagini, visioni, sarà sicuramente più facile realizzare qualcosa, perché saremo più ricchi di elementi. Non c’è più solo ciò che sento io, c’è molto di più.
Il teatro deve dimostrare che cos’è la realtà, che cos’è e cosa può essere l’essere umano. L’arte e il teatro devono contenere una parte di infinito, di assoluto, quindi anche negli spettacoli è necessario avvalersi di immagini e parole che esprimano gli archetipi che sono dentro ognuno di noi.
L’essere umano li ha dimenticati, e noi dobbiamo recuperarli.
Il collegamento dell’uomo con l’inconscio collettivo è stato interrotto, perché ad esempio non conosciamo nulla di cosa è stato detto nella storia. Conoscere la storia dell’umanità è fondamentale.
Chi sono io? Io sono il risultato di tutta la storia dell’essere umano. Se voglio conoscere me stesso, devo studiare, capire e conoscere la storia, non per farne uno spettacolo, ma usando questo come pretesto per entrare in una visione, per conoscere come l’uomo è arrivato ad essere ciò che è oggi.
Lo spettacolo è il momento della rappresentazione dell’enigma del senso della vita.
Se ci sono stati esseri umani grandi nelle diverse forme artistiche e di pensiero, vuol dire che questa strada è percorribile. L’essere umano può essere grande, è una sua responsabilità, non può rinunciarvi.
L’uomo ha una responsabilità molto grande e all’interno di questa responsabilità c’è uno spazio di libertà: libertà da se stessi, prima di tutto.
E’ possibile essere grandi: recitare la grandezza; all’inizio può essere crudele, perché in realtà noi siamo pieni di limiti, dubbi, contraddizioni. E’ uno sforzo, ma è l’unica possibilità che abbiamo per diventare veramente grandi.
Abbiano lavorato molto e il seminario sta per finire. A volte abbiamo la sensazione di essere saturi, ed è proprio in quel momento che si può fare uno sforzo, scoprendo che si può andare ancora avanti.
Goethe dice che noi non ci conosciamo, e se lo dice lui non possiamo non crederci. Noi invece spesso crediamo di conoscerci, e ci diciamo che siamo arrivati al limite.
Ma come si può sapere ed essere certi di non poter fare una cosa, se non proviamo?

Nessun commento:

Posta un commento