In Mann, più che in qualunque
altro Protagonista, è possibile trovare aspetti che ci possono riguardare da
vicino, che parlano di noi, se solo ampliamo un po’ il significato delle due
grandi caratteristiche che lo caratterizzano. Artista e borghese.
(Thomas Mann) |
Il borghese è colui che cerca il benessere materiale, la sicurezza,
lo star bene. Oggi si tende a chiamarlo “ceto medio”. Non c’è più Pasolini e
non ci sono più i proletari. Il borghese
ha valori morali comuni che più lo caratterizzano, lo determinano, e più
lo limitano. L’amore, l’onestà, la fedeltà, la compassione. Ma anche
l’individualismo, il consumismo, il proprio piccolo mondo, il piccolo piacere
quotidiano, le proprie abitudini, le proprie piccole grandi paure.. E le
preoccupazioni che da esso mondo derivano: la salute, la situazione economica,
la felicità o almeno la serenità. E l’immagine di sé presso gli altri. E il
proprio giudizio nel confronto degli altri
Chiamiamo artista non colui che fa arte. Artista è colui che non è portato
via dalle cose del quotidiano, ma che cerca e si muove in una dimensione di
distacco, di osservazione, di attenzione e lettura della realtà come parte di
un qualcosa di più grande. E’ un poeta. E’ colui che osservando tutto ciò è pieno
di domande, stupore, energia pura, fantasia ed immaginazione. E’ colui che
contiene dentro di sé, nel proprio mondo interiore tutte queste sensazioni ed
immagini e le elabora costantemente. Non vede una realtà solo soggettiva, ma la
oggettiva dentro di sé. E non riesce a non dare a queste sensazioni la
concretezza e la forza di una espressione effettuata in un linguaggio creativo.
Esiste poi l’intellettuale che, in genere, è
una condizione che può portare ad essere artista, ma non necessariamente.
L’intellettuale è colui la cui attività prevalente è quella del pensiero e
della conoscenza. Il che non esclude che possa fare altro, anche di materiale,
ma la sua attività intellettuale è pressoché costante. Anche nell’osservazione
di sé stesso, degli altri, e della realtà. E con una grossa componente di
studio, che usa per capire e conoscere la realtà. In genere anche di questa
attività mentale, l’intellettuale, il vero intellettuale, o la trasforma in
arte o in un’altra forma di espressione, non ultima il comportamento.
Potremmo arrivare a dire che il
borghese è mosso dai bisogni primari e secondari, di origine esclusivamente
meccanica e determinata, determinata dalla realtà (in genere materiale) che lo
circonda e che lui vede e considera come unica possibile; l’artista e
l’intellettuale sono coloro che, togliendosi il più possibile da questo
meccanismo, sono in grado e cercano prevalentemente di vedere, studiare,
conoscere e descrivere la realtà sia materiale che immateriale, in una
condizione seppure non di libertà, ma di maggior neutralità, di minor peso del
sentirsi individuo che vuole qualcosa di concreto per sé e combatte tutta la
vita per questo.
Dal punto di vista della morale
borghese, l’arte ha il difetto, se non la maledizione, di distrarre dalla vita vera,
quella dei valori tradizionali. Per cui va presa con le molle e sempre a
piccole dosi. Perché rischia di corrompere le anime una volta quiete, a parte i
numerosi suicidi, ora meno quiete a causa della fine anche di questi valori (la
morte di dio nietzschiana).
E’ chiaro che ognuno di noi
dovrebbe e potrebbe fare una analisi di sé stesso e di dove si trova
posizionato in relazione a questi diversi aspetti. Lavoro utile, soprattutto in
relazione alla scoperta di ciò che siamo veramente da distinguersi da ciò che
pensiamo di essere o vorremmo essere. Nella vita quello che sembra contare,
almeno nella normalità a cui apparteniamo, è essere se stessi. E se sentirsi sé
stessi risulta essere l’insieme di ciò che si fa, conviene forse non crearsi
troppi inutili problemi. Lasciamo questi problemi ai Personaggi Straordinari.
(Thomas Mann con Albert Einstein) |
Thomas Mann è un personaggio
straordinario perché, in lui questi elementi assumono dimensioni esasperate,
mentre nelle persone normali tali elementi spesso si confondono, non avendo una
forza sufficiente per combattersi eroicamente ad alti livelli. Spesso si usano
i linguaggi artistici o le opere d’arte per puro diletto personale. Nel tempo
libero, e come hobby o evasione.
Quando due elementi così
contraddittori convivono a livelli così elevati, cosa succede all’individuo?
Che si hanno due identità? Come
possono convivere? Conviene alimentare questo conflitto o trovare un
compromesso? E il compromesso è sempre un abbassamento dei livelli di tensione
delle due identità? Una tensione che decresce sempre più. Fino a diventare
tiepida vita. Perché è difficile da reggere, sopportare, alimentare.
E come è per noi?
Thomas Mann. Borghese, artista,
intellettuale.
Per Thomas Mann questo conflitto
esisterà sempre e ne farà, in maniera e forma unica e irripetibile, la forza
della sua arte e del suo pensiero.
Per Mann la vocazione artistica è
superamento ed insieme condanna. Questo connubio produrrà per Mann sempre una
condizione di malattia, che
ritroviamo in tutte le opere di Mann dal Tristano al Doctor Faustus.
Voleva una vita ordinata: “una vita in sé conchiusa come un’opera d’arte”,
così doveva essere. In realtà condusse una lotta disperata contro l’assedio del
caos. Il caos interiore lo minacciava con la pigrizia e il perdersi nei sogni
dei suoi primi anni, le inclinazioni omosessuali non vissute e il desiderio di lasciarsi andare a vivere.
Si sposerà e avrà sei figli. Lui
con una mai dichiarata pubblicamente tendenza omosessuale. Perché sei figli?
Per la sua parte borghese tradizionalista, basata sui valori tradizionali.
Come si sono formate in lui
queste due forze e identità in maniera così prorompente? Come si gestiscono in
genere queste due forze, che tutti abbiamo dentro di noi? Sopprimendole. Lui, invece, le esalta nella sua opera (artista ed
intellettuale) e nel suo comportamento (borghese).
Chissà cosa pensava veramente quest’uomo che appartiene alla
grandezza della storia?
La grandezza. Quanto uno è grande? Come si misura la
grandezza? Esiste una grandezza assoluta? O sempre occorre decidere gli
elementi che la compongono e il contesto in cui la si determina?
Da che estremo a che estremo arriva la grandezza di Thomas
Mann? Quanto bisogna camminare per percorrere tutta la superficie della sua
anima? Quanti volti, immagini, pensieri, visioni, luci, oscurità, bisogna
incontrare per poter dire di averlo veramente conosciuto?
Thomas Mann, sempre accusato di ambiguità. L’ambiguità. Se
guardi da un lato solo, ogni cosa è ambigua. Lui era ambiguo, perché con grande
cura faceva vedere ogni volta il suo lato più opportuno e adeguato alle
circostanze. Ma con sempre un grande infinito desiderio di poter incontrare due
occhi che potessero cogliere ed accoglierlo per tutto ciò che veramente era.
Forse come Tadzio.
(Da "Morte a Venezia") |
L’immagine finale di Morte a Venezia. Lui vede Tadzio
malmenato da un ragazzo più forte di lui. Tadzio poi si alza e va in mare, da
solo. Poi si ferma e gli fa un cenno. E gli indica un luogo, un altrove, dove
forse potersi finalmente incontrare, conoscere. E riconoscersi tra uguali. Quel
ragazzo è come lui, ambiguo, forte, ma delicato, come la bellezza, malmenata
dalla realtà. E allora diamoci appuntamento in un altrove, fuori da questa
realtà. Gustav lo coglie, coglie lo psicagogo e forse solo a quel punto si
rende definitivamente conto del miracolo. Un attimo, e tutta questa realtà
scompare. Finalmente.
Thomas Mann dirà: “Per
aver voglia di svolgere un'attività notevole che sorpassi la misura di ciò che
è soltanto imposto, senza che l'epoca sappia dare una risposta sufficiente alla
domanda "a qual fine?", occorre una solitudine e intimità morale che si trova di rado ed è di natura eroica”.
Dice Georg Lukacs, filosofo e
critico letterario ungherese: "Thomas Mann
è proprio il grande storico della vita e della società borghese, come Balzac e
Stendhal. Dalle sue opere i posteri apprenderanno come le tipiche figure del
mondo borghese di oggi hanno vissuto e con quali problemi si sono cimentate. I
problemi di Thomas Mann sono oggi, in forma mutata, i problemi di milioni di
borghesi, di milioni di uomini che vivono e si evolvono sotto l’influsso della
Weltanschaung borghese. E i problemi e le soluzioni che egli presenta come
scrittore sono i più adatti a porre gli uomini davanti alla scelta o meglio
alla convivenza difficile tra guerra e
pace, tra civiltà e barbarie, tra umanità e inumanità, vita e arte, relativo e
assoluto".
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