Il potere personale consiste nel prendere la propria vita sottobraccio
e accompagnarla verso gli obiettivi che la persona decide.
Molti al loro potere personale
non hanno mai pensato. Vivono come “belli addormentati”, aspettando che la vita
decida cosa fare di loro.
La medicina, studiando i vari
tipi di questo sonno, hanno riconosciuto due tipi di sonno del potere
personale. Il tipo più grave e dannoso è il “sonno di stadio 4”.
I dormienti di stato 4 sono
coloro che si pongono consapevolmente nella situazione di chi prende atto della
vita, senza concepire altre alternative che accettarla come si presenta (e come
si è), che credono alle notizie sui giornali e alle pubblicità, che giocano al
lotto, che si ammalano ogni volta che c’è un'ondata di influenza.
Stanno seduti sulla stessa sponda
del fiume da anni, vissuti dalla vita, attraversati dagli avvenimenti.
E non sanno di morire un poco
ogni giorno avendo sprecato il loro potere e possibilità, senza aver vissuto. Meno grave, ma più crudele, è la
situazione degli “addormentati disturbati”, quelli del sonno di stadio 1. Essi
hanno il ben noto “sussulto del dormiente”. Con momenti di risveglio lucido e
improvviso nel quale si accorgono che esiste un modo di vivere intenso e
interessante, durante il quale se sono sereni si sentono forti.
Capiscono di avere della potenza
da esplicare, ma l’idea di prepararsi ad agire, di doversi mettere in moto, di
doversi scegliere dei compagni di viaggio li frena e li trattiene.
“E se poi non serve? E cosa
diranno gli altri? E se mi rendo ridicolo? E se mi faccio male? E se soffro?” Ed ecco che arriva la paura che
si traveste da buon senso, da prudenza, da capacità di accontentarsi. “Forse la
mia vita non è poi così male. Chi si accontenta gode”.
Quindi voglio e devo rivolgermi
alle persone sveglie e consapevoli, che vogliono confermare ed applicare il
loro potere spirituale e rinforzare l’impegno ed il piacere di vivere
esercitandolo.
Bisogna scegliere un modo di
vivere, una consapevolezza di sé, una partecipazione ai rapporti con gli altri,
che ci offra la possibilità di avere fiducia in sé, di essere rispettati, di
essere leader, di avere successo in ciò che si vuol fare.
DIVENTARE PROTAGONISTA DELLA
PROPRIA VITA
Dovremmo sapere cosa vuol dire “protagonista” se abbiamo esperienza
teatrale. Dal greco “protos” che significa primo. Il protagonista-leader occupa
il posto centrale in qualsiasi campo, è al centro di ogni vicenda, dà il suo
marchio nell’ambito in cui opera e vive.
E’ sempre popolare nell’ambito in
cui vive, che lo riconosce come meritevole di grande attenzione.
I PROTAGONISTI
E’ come se
costoro avessero deciso, consapevolmente o meno, di assumersi la responsabilità
di essere vivi e quindi di agire in modo auto-realizzante sia nelle piccole
azioni, sia nelle grandi scelte.
Quando accettano o devono fare un
lavoro che non piace o si accorgono di avere una malattia, non stanno sul
dolore o la rassegnazione, ma si organizzano rapidamente e lucidamente per
modificare la situazione e perdere meno terreno possibile nei confronti della
vita.
Il rispetto di sé viene prima del
rispetto degli altri. Ma non è egoismo. Si tratta di dignità, di
autosufficienza, di autonomia (autos e nomos = regola se stesso). E può
apparire, a seconda dei soggetti: leggero distacco, spazio tra sé e gli altri
ma, soprattutto, accettazione ed elezione della solitudine, non come rifugio in
se stessi, ma come luogo della sorgente vitale e della ricarica spirituale.
I protagonisti-leader stanno
volentieri con gli altri, sono socievoli e trascinatori, quasi sempre anche
leader carismatici (ascendente o carisma personale), ma sentono come
indispensabile il bisogno di rimanere ogni tanto da soli, di stare con se
stessi, di riflettere (pensare), di organizzare per proprio conto la propria energia. (Capacità di gestire le
proprie fonti di energia: fisica, mentale, sensuale emotiva).
E’ proprio l’energia la loro
caratteristica principale. Una energia con le quattro “E”.
“Energy”: avere energia;
“Energize”: capacità di
trasmettere energia agli altri;
“Edge”: la volontà, voglia,
desiderio, di vincere;
“Execute”: la decisione di agire
Una volta si pensava che la
“conoscenza” fosse il differenziale strategico tra le persone. Essa è ancora
fondamentale. Ma la si può acquisire studiando, la specializzazione la si può
comprare. Solo l’energia personale c’è sempre. E si trova solo dentro alle
singole persone. Ma bisogna risvegliarla. E i dormienti non lo sanno, o non
hanno la tensione ad usarla. I leader sì.
La persona energica produce valore,
che si traduce in potere. Ed è
proprio il potere l’altra consapevolezza distintiva del leader. Il potere nelle
sue tre forme di uso: potenza, potenziale, potenziamento.
La potenza definisce la
sensazione di possibilità, di forza in uso nel presente, il numero di giri del
motore mentre viaggia. L’energia dell’azione.
Il potenziale definisce
l’energia di riserva, la carica accumulata, il progetto interiore, le mete da
raggiungere non ancora messe in atto. Il potenziale umano del leader è di tipo
auto promozionale: quello focalizzato sulla volontà di vivere e di realizzare.
Il potenziamento definisce
la trasformazione del potenziale e viceversa; il cambiamento ed il
miglioramento dell’agire attraverso l’impegno e l’espressione delle proprie
risorse interiori.
Le persone fanno potenziamento
quando si sforzano di migliorare le loro reazioni o di aumentare le loro
conoscenze e capacità. Il potenziamento viene spesso realizzato grazie
l’intervento di altre persone che stimolano, indicano le modalità, le vie per
il miglioramento delle prestazioni. E’ il compito di genitori, educatori, capi,
maestri, allenatori.
Il leader si potenzia da solo,
per istinto, perché si diverte e si realizza nella sfida continua con i propri limiti.
Messner, il primo a scalare tutti
gli 8000, quando cadde e non potè più scalare, si trasformò in esploratore: “Per me vivere vuol dire andare oltre. Ogni giorno è un punto di partenza”.
Per ogni leader non esiste limite
fisso ed invalicabile, in nessun campo. Ogni risultato raggiunto diventa la
constatazione che era possibile e si trasforma in un nuovo punto di partenza.
La sfida è sempre con sé stessi
prima che con chiunque altro.
Non sono il successo o la
popolarità a giustificare l’impegno e la tenacia del leader per
l’autopotenziamento. Ciò che lo muove è proprio il concetto di “potere”: possibilità e potenza a
disposizione, creazione di realtà nuove,
influenzamento di quelle esistenti (protagonista).
(Dal Seminario di Aletheia “Il Leader come Protagonista” –
25 Agosto – 1 Settembre 2013)