E così abbiamo pensato di
affrontare Pasolini con gli occhi di Goethe. Come nella “Metamorfosi delle piante”. Cercando non tanto di cogliere i suoi
aspetti fissi ed immutabili, ma proprio per seguire il suo processo di
metamorfosi lungo la sua inerpicata vita, come un rovo di collina, che ha fiori
e spine e fa delle dolcissime more, ma sempre con “disperata vitalità”.
Sì, la sua disperata
vitalità. E’ come se questo individuo fosse stato trapiantato di forza in
questo mondo, creandolo in modo atipico e che di conseguenza lo si volesse in
tutti i modi estirpare. Ed ecco così che tutte le sue manifestazioni comportamentali,
relazionali, espressive e artistiche sono mosse e spinte da una forza vitale e crudele di sopravvivenza,
assolutamente straordinaria.
Conosciamo bene la fine di Pasolini. Ma forse non è altro che la logica conclusione di un
percorso che, se avesse avuto un altro epilogo, avrebbe smentito se stesso. La
società e la realtà hanno bisogno, ma al tempo stesso devono rifiutare
personaggi fuori dalla norma. Specie se “troppo” fuori dalla norma.
Quindi non dobbiamo più di tanto impressionarci della fine
di Pasolini. Ritornando alla nostra analisi goethiana: le piante ad un certo
punto vengono recise, perché intralciano il passo. Ma la loro esistenza è comunque
stata, ed è servita a dare vita, e che vita, al mondo.
Come abbiamo detto, un mondo in cui Pasolini era “troppo”
fuori dalla norma. Sono passati quasi 40 anni da allora. Anche la norma cambia.
Oggi, per certi aspetti, un personaggio come Pasolini non farebbe più notizia e
tanto meno scandalo. In questo senso non possiamo però fermarci a dire: ma oggi
è tutto cambiato!!
E’ vero. Forse non ci sono più le urla dialettali nelle
borgate, almeno dei nostri dialetti, forse del sesso e dell’amore se ne parla
fin troppo, anche se, come prevedeva Pasolini, in maniera consumistica e
superficiale. L’omosessualità è un tema oramai che non fa più notizia.
Ma forse quello che manca oggi è proprio l’amore, l’amore
puro e totale per la vita. Amore che è forza, coraggio, sacrificio, rischio,
voglia di conoscenza, voglia di esperienza, voglia di bellezza, voglia di
passato. Insomma, ciò che fa di una vita… una vita.
E questa volta possiamo non dire che questo deve essere
fatto in nome di qualcosa di più grande di noi, di un ideale che ci trascenda.
Arte, Politica, Umanità. Parole vuote di senso, se non c’è l’anima in chi le
dice. Ma lo dobbiamo fare per noi. Solo per noi. Come Pasolini. Per essere se
stessi.
“Avremo un silenzio stento e povero, un sonno
doloroso, che non reca dolcezza e pace, ma nostalgia e rimprovero, la tristezza
di chi è morto senza vita: se qualcosa di puro e sempre giovane vi resterà,
sarà il tuo mondo mite, la tua fiducia, il tuo eroismo: nella dolcezza del
gelso e della vite o del sambuco, in ogni alto o misero segno di vita, in ogni
primavera, sarai tu; in ogni luogo dove un giorno risero, e di nuovo ridono,
impuri, i vivi, tu darai la purezza, l’unico giudizio che ci avanza, ed è
tremendo, e dolce: chè non c’è mai disperazione senza un po’ di speranza.”
(da “La religione del
mio tempo" - P.P.P.)
Incontro con Pasolini
Documenti filmati, immagini, poesie, letture
Domenica 16 dicembre 2012, ore 15
Informazioni e prenotazioni: associazioneculturalealetheia@gmail.com
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