martedì 11 dicembre 2012

Pasolini: una disperata vitalità

Nei tempi recenti abbiamo voluto approfondire l’uomo Pasolini, ovviamente non spogliandolo delle sue opere, ma concentrandoci maggiormente sulla peculiarità di questo personaggio così discusso e criticato o adorato e osannato.


E così abbiamo pensato di affrontare Pasolini con gli occhi di Goethe. Come nella “Metamorfosi delle piante”. Cercando non tanto di cogliere i suoi aspetti fissi ed immutabili, ma proprio per seguire il suo processo di metamorfosi lungo la sua inerpicata vita, come un rovo di collina, che ha fiori e spine e fa delle dolcissime more, ma sempre con “disperata vitalità”.

Sì, la sua disperata vitalità. E’ come se questo individuo fosse stato trapiantato di forza in questo mondo, creandolo in modo atipico e che di conseguenza lo si volesse in tutti i modi estirpare. Ed ecco così che tutte le sue manifestazioni comportamentali, relazionali, espressive e artistiche sono mosse e spinte da una forza vitale e crudele di sopravvivenza, assolutamente straordinaria.

Conosciamo bene la fine di Pasolini. Ma forse non è altro che la logica conclusione di un percorso che, se avesse avuto un altro epilogo, avrebbe smentito se stesso. La società e la realtà hanno bisogno, ma al tempo stesso devono rifiutare personaggi fuori dalla norma. Specie se “troppo” fuori dalla norma.
Quindi non dobbiamo più di tanto impressionarci della fine di Pasolini. Ritornando alla nostra analisi goethiana: le piante ad un certo punto vengono recise, perché intralciano il passo. Ma la loro esistenza è comunque stata, ed è servita a dare vita, e che vita, al mondo.

Come abbiamo detto, un mondo in cui Pasolini era “troppo” fuori dalla norma. Sono passati quasi 40 anni da allora. Anche la norma cambia. Oggi, per certi aspetti, un personaggio come Pasolini non farebbe più notizia e tanto meno scandalo. In questo senso non possiamo però fermarci a dire: ma oggi è tutto cambiato!!
E’ vero. Forse non ci sono più le urla dialettali nelle borgate, almeno dei nostri dialetti, forse del sesso e dell’amore se ne parla fin troppo, anche se, come prevedeva Pasolini, in maniera consumistica e superficiale. L’omosessualità è un tema oramai che non fa più notizia.

Ma forse quello che manca oggi è proprio l’amore, l’amore puro e totale per la vita. Amore che è forza, coraggio, sacrificio, rischio, voglia di conoscenza, voglia di esperienza, voglia di bellezza, voglia di passato. Insomma, ciò che fa di una vita… una vita.

E questa volta possiamo non dire che questo deve essere fatto in nome di qualcosa di più grande di noi, di un ideale che ci trascenda. Arte, Politica, Umanità. Parole vuote di senso, se non c’è l’anima in chi le dice. Ma lo dobbiamo fare per noi. Solo per noi. Come Pasolini. Per essere se stessi.

“Avremo un silenzio stento e povero, un sonno doloroso, che non reca dolcezza e pace, ma nostalgia e rimprovero, la tristezza di chi è morto senza vita: se qualcosa di puro e sempre giovane vi resterà, sarà il tuo mondo mite, la tua fiducia, il tuo eroismo: nella dolcezza del gelso e della vite o del sambuco, in ogni alto o misero segno di vita, in ogni primavera, sarai tu; in ogni luogo dove un giorno risero, e di nuovo ridono, impuri, i vivi, tu darai la purezza, l’unico giudizio che ci avanza, ed è tremendo, e dolce: chè non c’è mai disperazione senza un po’ di speranza.”
(da “La religione del mio tempo" - P.P.P.)

Incontro con Pasolini
Documenti filmati, immagini, poesie, letture
                         Domenica 16 dicembre 2012, ore 15
Informazioni e prenotazioni: associazioneculturalealetheia@gmail.com

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