Il destino è qualcosa che si
conquista o che ci viene dato? Quali sono gli elementi che possono intervenire
per modificare un destino sostanzialmente già prefissato dalla natura, dal
contesto storico dall’ambiente famigliare, dalla propria indole? Dove possiamo
andare a cercare delle possibili
risposte a queste fondamentali domande? Senz’altro nella vita di alcuni
personaggi che hanno tracciato un solco, hanno aperto una via prima neanche
immaginabile, un patrimonio interiore che oggi diamo per normale, scontato,
quasi banale. Ma la Storia e la Storia dell’Arte in particolare ci deve poter
fare da guida, alla ricerca dei grandi innovatori del destino dell’essere
umano.
Riportiamo ora alla mente una
nostra visita ad un museo, normalmente colmo di dipinti. E scorriamo i vari
quadri con le scritte corrispondenti che riportano nomi e date. Quanti nomi
femminili esistono tra questi dipinti? Quasi nessuno. Nella gran parte della
storia dell’arte figurativa la presenza di artisti donne è praticamente
esclusa. Una donna pittrice è più che una rarità. E’ una cosa unica, un
fenomeno assolutamente fuori dalla norma. Ma ecco che appare nella Storia il
fenomeno:
Artemisia Gentileschi. XVII
secolo. Una donna. Un’artista. Una donna artista. Un’artista donna.
"Autoritratto come Allegoria della Pittura" |
Ma che cosa è successo ad Artemisia?
Che fine ha fatto il suo destino di donna di quell’epoca?
Che cosa ha reso il suo destino
così diverso da quello delle altre donne del suo tempo?
Che cosa le ha permesso di
rompere con le convenzioni e le norme della società a cui apparteneva, facendo
della sua vita una vita unica, ma soprattutto considerata impossibile?
Un grande coraggio, una assoluta determinazione. Una forte passione.
Ecco la parola magica: la
passione.
Passione. Non risuona in noi
questa parola una specie di sussulto? Non ci rimanda all’immagine di un grande
fuoco che arde, spandendo calore, sciogliendo catene e bruciando barriere?
Passione come forza che spinge,
che dà coraggio, che fa andare oltre la stanchezza, la paura. Passione che
brucia. Brucia la noia, l’abitudine, il vuoto di senso. E dove trovare questa
passione?
La nostra passione?
La nostra passione?
Anche a noi piacerebbe provare,
vivere la passione. Ma cosa facciamo per svegliarla in noi?
La passione di Artemisia non è un
forte sentimento. Non è emozione. E’ pura forza vitale. Pura energia. Artemisia
questa sua passione la esprime nella vita, attraverso scelte difficili,
attraverso decisioni ed azioni che la portano ad essere sempre indipendente e
autonoma, avventurandosi nelle situazioni più pericolose per una donna. Ma la
passione più intensa, la sua più grande avventura, la spinta che l’ha portata
in cima alla Storia è stata sempre la sua arte. La sua pittura.
Artemisia dipinge
instancabilmente. Attinge la sua ispirazione dalle orgogliose battaglie dei
personaggi femminili della Storia. Eroine che non subiscono l’ingiustizia, il
tradimento, la vergogna, ma vi si oppongono, combattendo. Figure mitiche che
insorgono contro la tirannia. E quando non possono contrastare la legge del più
forte si danno la morte.
"Giuditta che decapita Oloferne" |
Spade, veleni, pugnali. Amazzoni,
peccatrici, seduttrici, tutte si dibattono tra amore, morte e libertà. Tutte si
affrancano, tutte trionfano. Lucrezia, Giaele, Cleopatra. Giuditta. I suoi
dipinti superano, in crudeltà, quelli del Caravaggio.
Una violenza ancora più
sconcertante se si pensa che è una donna ad esprimerla.
Perché questa rabbia, questa
brutalità? Contro chi si scagliava? Il padre? Agostino Tassi, il maestro che
l’aveva sedotta? O forse contro il potere delle istituzioni, contro le leggi
stesse della natura che volevano la donna ai margini della storia, contro un
destino per lei inaccettabile?
La sua è una ribellione. La forza
di ribellarsi ad un senso di imposizioni alle quali un carattere passionale
come il suo non poteva sottomettersi. L’arte deve essere una protesta. Un
andare contro tutto ciò che impedisce la necessità di esprimere il proprio essere.
Una lotta titanica.
(alcuni brani di questo articolo sono tratti da "Artemisia" di Alexandra Lapierre)
(alcuni brani di questo articolo sono tratti da "Artemisia" di Alexandra Lapierre)