mercoledì 7 marzo 2012

"Viaggio di un'anima e di una poesia"

TRACCE DEL PERCORSO POETICO E UMANO 
NELLE ELEGIE DUINESI DI RAINER MARIA RILKE

(Rainer Maria Rilke)
Un uomo grida, grida  il suo senso di piccolezza, davanti al mistero dell’esistenza universale. Un senso di terrore. La tragica scoperta della precarietà del mondo. Una profonda presa di coscienza della condizione umana, sospesa nel vuoto, l’apparire momentaneo di ogni cosa  terrena. La vita sembra impossibile.

Ma che cosa lega il sé e il mondo?  
Sì, primavere ebbero bisogno di  te
……… o forse, là dove passasti
Ti si offriva un violino.             


Stare in ascolto, non chiusi in se stessi, ma aprirsi all’ascolto di ciò che nel silenzio parla. Nel silenzio le cose mute ci parlano.
Quel silenzio dell’origine, che..
Sussurra a te, ora, di quei giovani morti

Quelle morti che hanno per noi “un’apparenza di ingiustizia” perché non hanno potuto compiere le loro esistenze. Ma la morte non è fine, ma una prodigiosa porta oltre la quale il movimento continua, in una serie infinita di metamorfosi.

Forse gli amanti,  nell’atto inebriante e misterioso dell’amore, nella sensazione del corpo che aderisce al corpo, riescono ad illudersi di poter esistere per sempre.
Sì, è quasi eternità quel che vi promette l’abbraccio
Ma poi, quando avete superato lo spavento
I primi sguardi e l’attesa alla finestra, e la prima passeggiata insieme nel giardino:
amanti lo siete ancora?
Gli amanti sono ancora amanti, quando l’abitudine prende via via il sopravvento?

Una cosa è cantare l’amata, un’altra, ahimé,
quel dio-fiume del sangue, clandestino, colpevole
Ora è un precipitare, un inabissarsi nei più profondi baratri dell’istinto. Un inoltrarsi in selve intricate, in paesaggi primordiali ove regna il caos dei sensi, in cui prende forma la preistoria dell’essere e si insinua per sempre nel sangue dell’uomo. Dove la fanciulla non c’è.

Ma ci deve essere, per l’uomo, una possibilità di vivere a questo mondo. Come sopportare la vita, senza ricercare il senso di un proprio destino?

La vita raggiunge il suo significato quando sarà eliminato tutto ciò che si chiama vivere, volere, assumersi responsabilità, tutto ciò che si esprime attraverso un’esistenza personale: questo è essere marionetta.

Noi tutti siamo acrobati sul palcoscenico della vita. Anche noi mossi da un volere implacabile e tremendo, posto al di fuori di noi che ci lancia e ci riprende come vuole – come saltimbanchi.
Ma gli acrobati,  nell’esercizio conquistato con tanta fatica, nell’equilibrio puro, raggiungono la condizione di esistenza autentica. 
Ma tale esistenza autentica è per noi impossibile.

Eppure sembra esistere qualcuno che si lancia nell’esistenza come un fiume in piena, questo è l’eroe.

Vorremmo poter tornare nel grembo materno, per rinascere, essere di nuovo fanciulli per tornare alla possibilità di essere eroi. Nostalgia per una impossibile esistenza eroica.

Ma allora? Come vivere e cogliere la realtà che ci circonda?

La vera esperienza della vita non consiste nel ricercare grandi e straordinari eventi, ma nel sentire ciò che accade ad ogni istante, che ci passa accanto colmo di vita. “Essere qui è magnifico”, stupendo, sovrano, esaltante -  il solo essere qui. Nell’Aperto.

Ma siamo in grado noi di vedere veramente? Chi sono coloro che hanno questa capacità?

Per riuscire a restare nella sensazione dell’Aperto deve cessare ogni desiderio e ogni volontà tesa ad un fine, perché ci sia soltanto un disinteressato amore per tutto ciò che è. Il bambino? Ma subito lo costringiamo a guardare all’indietro, a riconoscere. L’animale forse…

L’ordine che noi cerchiamo di dare alla vita e alla realtà crolla ogni volta, perché è un ordine solo esterno, e ne usciamo ogni volta più consumati. Noi non possiamo trattenere le cose. Dobbiamo staccarcene….

Come chi, sull’ultimo colle, che ancora una volta la valle
tutta gli mostra, si volge, si ferma, indugia -,
così noi viviamo in un eterno prendere congedo.

La ricerca della felicità non può giustificare il senso di un’esistenza. Tanto meno la vaga curiosità, l’attesa di qualcosa che avverrà, o il semplice sentire gioia e dolore, abbandono e desiderio.. 
Ciò che noi dobbiamo tentare è di inserire tutte le forme di quaggiù nei significati di mondi più grandi ai quali noi partecipiamo, ma con una coscienza profondamente terrestre

I dolori sono più reali della felicità, lo strato di fondo veramente portante dell’esistenza umana. Essi sono più durevoli e in essi l’uomo può abitare.

Andare oltre l’esistenza, quella inautentica. Andare là, dove si trova la pioggia che cade, a primavera, sulla terra scura. Un cadere, uno scomparire nel buio, da cui verrà il seme futuro della vita. 
                      
E noi, che pensiamo alla felicità
come un ascendere, avremmo l’emozione,
che quasi sgomenta,
nel vedere una cosa che è felice, quando cade.

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“Viaggio
di un’anima e di una poesia”

Seminari a Santa Libera in Giugno e Settembre

(Santa Libera, nelle Langhe Astigiane)
Il percorso dell’uomo/poeta alla ricerca di una possibile esistenza autentica, rivivendo i suoi singoli passi nei molteplici mondi della sua visione.

Una esperienza di crescita umana ed esistenziale attraverso il mondo poetico, visionario e sapienziale delle “Elegie Duinesi” di Rainer Maria Rilke, da vivere, immersi nella Natura,  nello Spazio di Santa Libera.

1^Edizione: 1 - 10 giugno 2012
2^Edizione: 31 agosto - 9 settembre 2012


Per informazioni: info@specchiememorie.it
 

1 commento:

  1. A chi chiedere una notte di silenzi per guardare il bocciolo sbocciare in rosa?
    E continuare ad urlare per non finire e per morire con il sogno di domani, e per chi è già andato, e per chi folle di vita getta pezzi di sé dalla finestra, sul balcone del vicino.

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