Meditazione teatrale sulle "Elegie Duinesi" di R.M.Rilke
di Daniela Damiani
di Daniela Damiani
Regia di Massimo Giannetti
Assistenza alla regia di Saverio Fiano
Marco Boni
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Lavoro ed opera che usa il linguaggio “teatrale”, per rendere “visibili” le Elegie Duinesi, le loro parole, le loro immagini. Ma non sono solo parole, sono temi, domande, possibilità. Tutti aspetti che ci riguardano sia individualmente nel nostro percorso esistenziale, sia come partecipi di questa Umanità, così impaurita da una parte di fronte alla Realtà e al mistero che essa nasconde, ma così anelante dall’altra di trovare un senso ed un posto in questa stessa Realtà che noi stessi abbiamo partecipato a creare.
Come far sì che essa ci diventi veramente familiare?
Una persona, in uno spazio molto ristretto, percorre da sola, usando il gesto e la parola, i diversi passi interiori ed esteriori delle Elegie, incorporando ed esprimendo, attraverso una vera e propria meditazione dinamica, tutte le varie fasi di questo “viaggio dell’anima”. Anima che è anche la nostra. Che forse aspetta di essere convocata sul palcoscenico della vita, per esprimere la sua visione senza limiti della dimensione umana.
l'altra sera ho vissuto l'avvenimento come uno che guarda attraverso una finestra aperta direttamente dal petto di un altro essere umano e in apertura entra, attraverso un ascolto sensoriale, in un'altra realtà e dimensione. Ho trovato una analogia sorprendente con la "visione del dio ragno" della ragazza del film di Bergman "come in uno specchio", ma nel film non c'era nessuna apertura all'ascolto e all'abbandono da parte dei "testimoni" che si affannavano a chiudere quella finestra per non vedere e sentire. Io l'ho lasciata aperta e mi sono sporto per meglio "sentire con gli occhi e vedere col cuore" e come nella dimensione del sogno, ho spiccato il volo sull'abisso di dio, sull'arroganza degli angeli, per poi planare leggero, insieme ad altri uccelli, su quel luogo desolato e straniero che è l'uomo, con la sua finitudine irrimediabile, con la sua unicità, con la sua natura di essere "parola" che, come un oracolo universale, può svelare la realtà e dare voce e forma alla natura, all'universo e a dio con tutta la sua schiera di angeli.
RispondiEliminaAccettare la finitezza umana come ponte tra finito e infinito, essere la nota armonica tra il silenzioso nulla e il tutto silenzioso, chiaroveggenti Cassandre condannati a non essere creduti, novelli Giovanni Battista che gridano sperduti nel deserto ..."chi se io gridassi....",
accettare la sofferenza e il dolore non come una maledizione ma come segno e sostanza del nostro essere viventi/morenti e proprio perchè morenti essere vivi e, come i fiori del deserto di Atacama, che fioriscono una sola notte in un anno, in quella notte dare senso all'"orrore" del vivere che ci resta appiccicato addosso come una seconda pelle, così come l'ombra di Daniela/Rilke svelata dalla luce dei proiettori accompagnava silenziosa e flessibile lo svolgersi dell'atto poetico.
Tutto questo si riversa nel mio "quotidiano" e diventa un filtro attraverso il quale passa la vita di tutti i giorni, attraverso il quale elaboro le problematiche che si presentano, ma non serve a niente, non è uno strumento che risolve, che allevia e chiude le ferite come un unguento, ma piuttosto un fantasma che aleggia nell'aria come un tenue alito di vento che si infrange contro le porte e finestre chiuse delle case e si disperde senza lasciare traccia.
E' qualcosa di intimo da condividere con chi è disposto ad ascoltare, con chi sa che nessuna salvezza è possibile, in quella dimensione di mezzo, all'alba , nella penombra, dove la luce combatte la sua ultima battaglia con il buio, il giorno solo ancora una promessa e la notte un tenue ricordo, e al tramonto dove vincitori e vinti si scambiano di ruolo e in questo luogo inconoscibile raccontarsi la favola dell'uomo......il Teatro, “quel” Teatro può essere il non luogo, il tramite, il fuoco del camino intorno al quale disporsi all'ascolto?
Sono pensieri alla rinfusa rimasti ancora in circolo, sensazioni senza forma che ancora fluiscono dall'altra sera intorno al cuore e alla mente.