Generalmente il processo creativo nell’arte è svolto dall’artista come singolo individuo. Generalmente le arti prevedono un lavoro creativo individuale. Pittori, musicisti, drammaturghi, poeti.
Il teatro, specialmente il cosiddetto “Terzo Teatro”, il teatro fatto dai gruppi, quelli che Eugenio Barba chiama “isole galleggianti”, si muove invece secondo una tematica e una dinamica diversa. Dove il processo creativo avviene attraverso la partecipazione, l’intervento, il mescolamento di tutte le diversità che costituiscono l’identità del gruppo.
Generalmente esiste un regista che è anche capo-gruppo. E’ colui che decide, che sviluppa le strategie, che determina la linea di sviluppo creativa e, laddove miracolosamente avviene, favorisce anche la linea di sviluppo della personalità, della coscienza, della conoscenza dei vari membri del gruppo. E dovrebbe anche preoccuparsi del buon funzionamento delle interazioni tra i membri del gruppo, dirimere conflitti, permettere la formazione di sinergie all’interno del lavoro, far costantemente crescere lo spirito di appartenenza al gruppo, alla sua visione, alla sua mission.
Perché il teatro contemporaneo non prevede più la classica distinzione: drammaturgo, regista, attori. Ma il gruppo è o dovrebbe essere una unione ideale di intenti comuni, che poi dovranno trovare adeguata connessione ed equilibrio con gli obiettivi personali di ogni membro del gruppo.
E’ un lavoro difficilissimo. E diventa sempre più difficile al decrescere degli ideali socio-culturali, delle vocazioni artistiche, che hanno caratterizzato gli anni ’60 – ‘80, e al crescere degli individualismi sempre più rigidi e poco disposti a mettere in discussione, o meglio in gioco, le loro personali idee, valori ed esigenze.
In questo senso è da ritenersi necessario un lavoro molto specifico e approfondito per sviluppare le capacità di vera integrazione di ogni componente del gruppo. Due sono le linee di lavoro fondamentali.
La creazione di una vera capacità di Leadership, per ogni componente del gruppo.
Un rigoroso lavoro di Team Building, che consenta la conoscenza e l’applicazione di quelle tecniche di relazione interpersonale che possono portare ad una azione comune costruttiva sia verso la realizzazione di un prodotto creativo valido, sia soprattutto uno sviluppo organico e armonioso della struttura stessa.
Quanti gruppi si sciolgono per l’impossibilità di lavorare assieme. Conflitti apparentemente insormontabili, possono distruggere la potenzialità, il patrimonio, la cultura, la storia stessa di un gruppo artistico. O quanto meno ne riducono in maniera sensibile la forza creativa.
Si dice che l’Arte deve salvare la Vita. Grotowski conclude la sua avventura dicendo alla fine che l’unico che può cercare di salvare è se stesso. Ma io credo che si possa salvare se stessi (darsi un senso) solo salvando gli altri.
Gli aspetti relazionali ed artistici possono e devono coesistere. Specie in questa realtà dove l’unica vera speranza di salvezza sembra ritrovarsi nella Bellezza e nella Armonia delle differenze, come l’ultima immagine del film di Fellini “Otto e mezzo”: il grande cerchio dell’umanità (gruppo), che si tiene per mano.
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